La mia città

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Bellissima e lontana

sabato 11 aprile 2020

Il lapis del falegname - Manuel Rivas , 1998

Il lapis del falegname,oggetto in apparenza banale che però può assumere funzione diversa a seconda della situazione.Esso infatti diventa:
-strumento per immortalare i volti dei condannati a morte in un affresco di sapore religioso;
-arma capace di spaventare e mettere in fuga la morte;
-dito dell'untore per marchiare l'infamia del detenuto e del
malato:
-annunciatore di spiriti:l'impressione,l'idea della sua presenza dietro l'orecchio è per Herbal annuncio dell'arrivo nella sua testa della voce del pittore,uomo che lui ha personalmente accompagnato al suo appuntamento con la morte.
Herbal,ragazzo di campagna,rancorosa guardia carceraria,futuro amante e factotum di tenutaria di bordello,che oscilla tra l'esser angelo o carnefice,a seconda del fantasma che si impadronisce della sua mente:il pittore o l'Uomo di Ferro.
Herbal,ombra che si rifugia nell'ombra,che cova invidia e rancore,spiando l'amore tra la donna,splendida e indomita,che desidera e di cui è dolorosamente indegno,e l'uomo,coraggioso e fiero e onorevole come lui non sarà mai,di cui sarà il carceriere,tra odio,gelosia,invidia e non voluta ammirazione.
Herbal,la voce che narra,egli stesso racconto nel racconto,storia nella storia.E' attraverso i suoi occhi che si scioglie il nodo della narrazione.
Che dire..è un bel racconto...originale,sia nella struttura che nel contenuto.
Ma manca qualcosa..forse nella profondità dei personaggi,o forse nell'assenza di quel pathos che porta il lettore alla commozione e alla condivisione emotiva delle vicende narrate e dei destini emotivi.

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