Questo libro è un faro puntato su un'umanità di solito trascurata.E' la voce del sottoproletariato delle periferie romane, che conduce una vita di seconda categoria,che costituisce un universo parallelo a quello della Roma borghese della dolce vita che si svolge nelle vie illuminate e nei locali del centro.Apriamo gli occhi su un mondo di miseria,di povertà,di sporcizia,dove l'abusivismo edilizio e gli scarichi delle fabbriche piagano il paesaggio delle campagne, e le famiglie degli sfrattati vivono nelle aule e nei corridoi delle scuole occupate.
E gli occhi attraverso i quali Pasolini ci fa vedere sono quelli dei fanciulli:del Riccetto,dell'Alduccio,di Genesio,del Caciotta.
E le parole con le quali ci fa sentire i loro pensieri sono quelle del loro dialetto,il romanesco.Così li vediamo crescere,sopravvivere ad un'infanzia abbandonata,trascurata e violenta ,tra le botte prese in famiglia e quelle prese dai "grossi" per strada,trasformandosi in adolescenti duri e demotivati,che si muovono in un sottomondo pericoloso fatto di violenza,depravazione,degrado e si vendono con indifferenza per poche lire da spendere in un cinema o in un bar.
Questa vita abbandonata li rende psicologicamente ed emotivamente aridi,incapaci di vedere l'anormalità e l'ingiustizia dello squallore che li circonda,e li rende passivi,disposti ad accettare senza riflettere e senza lottare il destino che sembra aver loro riservato.Non c'è desiderio di riscatto in questi ragazzi,ma solo ottusa accettazione e incapacità di andare oltre.
Romanzo davvero bello che all'epoca ha suscitato molte polemiche ed è costato al suo autore un processo per oltraggio al pudore.

Nessun commento:
Posta un commento