La passatella,in Lucania, è il gioco dei contadini. Nei giorni di festa, nelle lunghe sere d'inverno, essi si trovano nelle grotte del vino, a giocarla.Ma spesso finisce male; se non sempre a coltellate, in litigi e baruffe. La passatella, più che un gioco, è un torneo di oratoria contadina dove si sfogano, in interminabili giri di parole, tutti i rancori, gli odi, le rivendicazioni represse. Con una partita breve di carte si determina un vincitore, che è il Re della passatella, e un suo aiutante. Il Re è il padrone della bottiglia, che tutti hanno pagato; e riempie i bicchieri a questo o a quello, secondo il suo arbitrio, lasciando a bocca asciutta chi gli pare. L'aiutante offre i bicchieri e ha diritto di veto: può cioè impedire a chi si appresta a bere di portare il bicchiere alle labbra. Sia il Re che l'aiutante debbono giustificare il loro volere e il loro veto, e lo fanno, in contraddittorio, con lunghi discorsi, dove si alternano l'ironia e le passioni represse. Qualche volta il gioco è innocente e si limita allo scherzo di far bere tutto a uno solo, che sopporta male il vino, o di lasciare a secco proprio quello che si sa amarlo di più. Ma il più delle volte, nelle ragioni addotte dal Re e dall'aiutante, si rivelano gli odi e gli interessi, espressi con la lentezza, l'astuzia, la diffidenza e la profonda convinzione dei contadini. Le passatelle e le bottiglie si seguono una all'altra, per delle ore, finché i visi sono accesi per il vino, per il caldo, e per il destarsi delle passioni, aguzzate dall'ironia e appesantite dall'ubriachezza. Se ancora non scoppia la lite, è in tutti l'amarezza delle cose dette, degli affronti subiti.
da Cristo si è fermato a Eboli, Carlo Levi

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