Di quest'opera così conosciuta mi ha sempre incuriosito il titolo, a cui non sono stata in grado di dare un significato chiaro anche dopo aver letto il libro. Documentandomi ho finalmente scoperto che Forster con esso si rifà ad una poesia scritta dall'amico poeta Walt Withman, A passage to India, scritta in occasione dell'apertura del Canale di Suez. Per Whitman quest'opera architettonica avrebbe potuto rappresentare un legame tra Occidente ed Oriente, ma Forster al contrario crede questa unione non sarà mai possibile, poiché in India, per quanto ci si provi, tutte le connessioni sono del tutto impossibili.
E' con questo spirito che in effetti egli scrive il suo romanzo, mettendo in evidenza ad ogni occasione la totale e completa divergenza tra cultura indiana e cultura inglese, e l'impossibilità di qualsiasi assonanza, comunione, empatia o capacità d'intesa tra le due civiltà, che non sia quella tra colonizzatori e sudditi. Niente, nemmeno la sincera amicizia tra due esseri umani appartenenti ai due schieramenti - amicizia che porta addirittura uno dei due a schierarsi dalla parte dell'altro contro i propri simili - potrà vincere l'immensa distanza che separa i due popoli. Allo stesso modo, una volta allontanatisi proprio a causa della diversità di cultura, è evidente che niente potrà riavvicinare i due amici se non un'eventuale cacciata del popolo invasore dalla penisola e la ritrovata indipendenza del popolo sottomesso.
E' chiaro che l'avvenimento centrale su cui si basa il romanzo, e cioè l'accusa e il processo ad un giovane medico indiano sono puramente accessori e servono semplicemente all'autore per poter descrivere tutte le divergenze di mentalità e pensiero tra indiani e inglesi. Purtroppo però mi è parso che queste argomentazioni in fin dei conti si siano rivelate soltanto una lunga serie di clichet, perfettamente compatibili con l'epoca in cui il romanzo è stato scritto ma abbastanza irritanti in epoca odierna, e che quasi quasi sarebbe bastato leggere l'explicit del libro per ricavarne l'intero messaggio . Come ho già detto va tenuto conto del fatto che il libro è stato scritto nel 1924, trentanni prima che si realizzino le condizioni per le quali, secondo Forster, si sarebbe potuta realizzare l'amicizia tra i due popoli. Questo passaggio però(di nuovo questa parola!), dal giogo all'indipendenza, è stato così drammatico e lacerante ed è costato così tante vite tra musulmani e induisti che in esso non è davvero facile trovare alcun tipo di armonia. Ma questa è un'altra storia.

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