La mia città

La mia città
Bellissima e lontana

mercoledì 21 marzo 2012

Una questione privata - Beppe Fenoglio



Questa è una storia d'amore,un amore irrisolto e incompiuto che consuma il protagonista (Milton) e lo porta alla morte,una morte violenta,cattiva,odiosa.
Milton è un ragazzo.Sono tutti ragazzi quelli che incontriamo nel racconto,ma son tutti dei vecchi,vicini alla morte,così vicini che sembrano aver cent'anni.
Questa è una storia d'amore,che ha come sfondo una guerra.Infatti,il protagonista non muore per un'azione di guerra,ma a causa di una sua irrisolta "questione privata".Eppure per gli autori contemporanei di Fenoglio questo è il libro che per eccellenza ha rappresentato la guerra partigiana in tutte le sue sfumature.
E in effetti è un romanzo breve e circoscritto ad un brevissimo lasso di tempo e ad un ben definito spazio ,nel quale però vi è tutto.
Col suo linguaggio crudo e colloquiale e la sua atmosfera cupa e disperata ci trascina in fretta verso la fine,che si rivela tragica e terribilmente angosciante.
Un libro molto bello,da leggere senz'altro.
                                                                    

OGGI GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA



Le ossa di mio zio

Bukowski,Poesie.
Le ossa di mio Zio
montavano una moto ad Arcadia
e violentarono una casalinga
dentro un garage
pieno di tubi e rastrelli
le ossa di mio Zio
si lasciarono dietro
1. un vaso di burro d’arachidi
e
2. due bambine chiamate
Katherine &
Betsy e
3. una moglie stracciata che piangeva
continuamente.
Le ossa di mio Zio
scommettevano anche
sui cavalli
e
fabbricavano moneta falsa -
per lo più nichelini, e l’F.B.I. lo ricercava
per qualcosa di più grave
anche se da allora
ho dimenticato cosa fosse.
Le ossa di mio Zio tirate per il lungo
sembravano troppo corte
e guardate
mentre venivano verso di te
si curvavano come archi
sotto le ginocchia.
Le ossa di mio Zio
fumavano e bestemmiavano
e sono state sepolte
dove si seppelliscono le ossa
che non hanno
quattrini.
Quasi quasi scordavo di dirvi:
le sue ossa si chiamavano – John -
e
avevano occhi verdi
che non
durarono.

venerdì 16 marzo 2012

Il fallimento della logica dell'avere

"MASTRO DON GESUALDO" di Giovanni Verga
13 Marzo 2012 - 15 Marzo 2012
Mastro Don Gesualdo è un classico.Un pezzo di storia della letteratura italiana.In esso seguiamo la vicenda personale del protagonista:conosciamo la sua ingordigia di benestante nato povero che accumula i beni (la roba)senza saperne godere;il conflitto generazionale  che si sviluppa  nell'ottica della famiglia patriarcale tra lui e il padre,e che impedisce l'instaurarsi di un normale rapporto affettivo fra i due;il subordinare agli interessi economici l'unico sentimento sincero che egli ha nella propria vita,cioè quello con la serva Diodata.
Tutto questo lo porta ad un inevitabile fallimento a livello personale e sentimentale parallelamente all'altrettanto inevitabile fallimento della società a cui appartiene,fondata sulla logica dell'avere invece che su quella dell'essere.
Sullo sfondo i moti rivoluzionari del risorgimento italiano e come elemento fondamentale la trascinante scrittura di Verga.Un capolavoro imperdibile.

giovedì 15 marzo 2012

Pensiero senza finale


Mi piace pensare
che quello che penso
sia
come un granello
di sabbia incantata
e che insieme al fratello
pensato da te
magari contrario
o di opposto colore
dia luogo a qualcosa
del tutto diverso
dal primo granello
e dal secondo granello
qualcosa più bello
di più vivo colore
di odore inatteso
di inusitato sapore.
Granello granello
pensiero pensiero
ciò che io amo
per te non ha valore
o ciò che per te è vita
magari per me è incolore.
Ma io ti ascolto.
Tu ascolta me.
Uguali ,opposti
non significa niente
Il finale non mi viene,forse non esiste o semplicemente si è nascosto e non lo trovo.Quindi ognuno,o chiunque ne abbia voglia,o nessuno se gli sembra il caso,scriva il suo o,se lo immagini soltanto.

mercoledì 14 marzo 2012

La tensione del dramma imminente

"TRASTULLI DI ANIMALI" di Yukio Mishima
10 Marzo 2012 -13 Marzo 2012
Ho qualche difficoltà con gli autori giapponesi,poiché non riesco ad  immedesimarmi completamente nella psicologia dei personaggi.Questa volta però devo dire che è stato diverso, e nonostante la prosa un po' manierata e la contemplazione estetica della natura a tratti un po' sdolcinata,il libro mi è piaciuto.
Mi hanno trascinato avanti,curiosa e impaziente di sapere come si sarebbe svolto l'epilogo della vicenda,la tensione del dramma imminente,annunciato subito dalle prime pagine.
E' una storia di amore e di possesso che trova soluzione in un'unica azione possibile:la completa accettazione della tragedia da parte dei suoi protagonisti,siano essi vittime o carnefice a seconda del momento.
Il romanzo si risolve in un circolo : nell'inizio è descritta la fine e la fine riporta all'inizio, quindi attenzione al primo capitolo.
"La sua voce saliva come un secchio traboccante di acqua dal fondo della penombra che aleggiava nella profondità dei suoi seni,[...],e chi l'ascoltava dimenticava subito quanto fosse stonata."

sabato 10 marzo 2012

RAGAZZI DI VITA - Pier Paolo Pasolini, 1955



"Con quell'aria tenera come l'olio,i contorni limpidi delle cose,la tiepidità del venticello in cui c'era come una sonnolenza d'aprile,si aveva l'impressione che fosse un giorno di festa."
Questo libro è un faro puntato su un'umanità di solito trascurata.E' la voce del sottoproletariato delle periferie romane, che conduce una vita di seconda categoria,che costituisce un universo parallelo a quello della Roma borghese della dolce vita che si svolge nelle vie illuminate e nei locali del centro.Apriamo gli occhi su un mondo di miseria,di povertà,di sporcizia,dove l'abusivismo edilizio e gli scarichi delle fabbriche piagano il paesaggio delle campagne, e le famiglie degli sfrattati vivono nelle aule e nei corridoi delle scuole occupate.
E gli occhi attraverso i quali Pasolini ci fa vedere sono quelli dei fanciulli:del Riccetto,dell'Alduccio,di Genesio,del Caciotta.
E le parole con le quali ci fa sentire i loro pensieri sono quelle del loro dialetto,il romanesco.Così li vediamo crescere,sopravvivere ad un'infanzia abbandonata,trascurata e violenta ,tra le botte prese in famiglia e quelle prese dai "grossi" per strada,trasformandosi in adolescenti duri e demotivati,che si muovono in un sottomondo pericoloso fatto di violenza,depravazione,degrado e si vendono con indifferenza per poche lire da spendere in un cinema o in un bar.
Questa vita abbandonata li rende psicologicamente ed emotivamente aridi,incapaci di vedere l'anormalità e l'ingiustizia dello squallore che li circonda,e li rende passivi,disposti ad accettare  senza riflettere e senza lottare il destino che sembra aver loro riservato.Non c'è desiderio di riscatto in questi ragazzi,ma solo ottusa accettazione e incapacità di andare oltre.
Romanzo davvero bello che all'epoca ha suscitato molte polemiche ed è costato al suo autore un processo per oltraggio al pudore.

giovedì 8 marzo 2012

L'isola sotto il mare

E' un luogo tranquillo dove i tuoi pensieri arrivano quando li lasci cadere.
Affondano piano piano,e mentre affondano prendono forma,e in essi si chiariscono concetti e certezze, e sentimenti e possibilità,e interazioni umane di spirito e di intelletto.Quando arrivano sul fondo mettono radici,e queste radici crescono e si allungano silenziosamente,finché essi sono be saldi e forti.Così che se pur dovesse arrivare una folata improvvisa,o addirittura un ciclone tropicale,essi saranno ben piantati e non potranno essere spazzati via.
E se dopo che è arrivato sull'isola ce lo lasci riposare per un po' di tempo,il pensiero fiorisce e quando lo vai a ripescare lo trovi mutato,arricchito dagli influssi degli altri pensieri che gli sono caduti affianco.
Perché l'isola sotto il mare è come un giardino, dove le piante sono i pensieri,e i rami le idee,e i fiori i sentimenti.E il tempo che passa è un uccello o un'ape che ora si posa su una pianta e ora su un'altra,e della prima porta alla seconda il polline che la feconda,e fa nascere una pianta nuova,figlia diversa delle due,pensiero diverso da due pensieri diversi.
Quest'isola è un dono,che ognuno di noi possiede e usa in modo diverso.C'è chi non ci bada,chi non sa di averlo,chi lo calpesta,chi lo ammira negli altri ma ignora in se stesso.E c'è chi lo accoglie come una cosa preziosa.


In ogni caso mi piace pensare che non sia mai troppo tardi,per nessuno,per prendersene cura.

martedì 6 marzo 2012